lunedì 8 gennaio 2018

Il corpo è un diapason senza confini






Où que vous alliez, répandez l'amour. Commencez par votre maison : aimez vos enfants, votre épouse ou votre


époux, vos voisins...Que nul jamais ne vous approche sans repartir plus heureux.

Mère Teresa



Dovunque voi andiate spandete amore. Cominciate dalla vostra casa: amate i vostri figli, la vostra sposa o sposo, i vostri vicini.... Che niente vi avvicini senza ripartire più felice.

Madre Teresa






Dove comincia il corpo, dove finisce? Corrisponde all'immagine mentale che ne 

ho, oppure è diverso? Di cosa è costituito? Qual'è il suo confine? Non so 

rispondere a tutte le domande, l'unica risposta certa viene da dentro, da un

 sentire intimo e vasto prodotto dalla percezione fisica che nasce dalla 

profondità. Io credo che il corpo sia gioia, la sua forma indissolubile, costante, 

infinita, è la gioia. Questo sentimento non corrisponde all'euforia quanto piuttosto

 ad un intimità cosciente che appare qualche volta durante gli atti d'amore privi

di paura. Non è una gioia monocorde che rotola in sé stessa restando

auto-referenziale, è piuttosto un diapason al quale si accordano gli eventi della

vita e le emozioni che li accompagnano. Il corpo di gioia non è esclusivo, ma

 inclusivo, questo è ciò che permette che il dolore percepito da un altro essere

 umano venga riconosciuto. Aggiungerei che senza il riferimento a questo

 diapason nessun emozione può essere veramente percepita, noi esseri umani,

 impariamo grazie a dei riferimenti, ciò significa che una variabile diversa dello 

stessa “onda” viene accolta grazie ad un materiale già presente che

 permette l'identificazione. In parole semplici, si può dire che la gioia è una sorta

 di cartina tornasole per tutte le altre emozioni prodotte nel corpo, essa è

 presente nel dolore, nella rabbia, nella paura, è la base profondissima e segreta

 racchiusa in ogni manifestazione emotiva. Con la parola “segreta” non intendo

 parlare di nulla di inarrivabile, quanto piuttosto di un'esperienza che

ha bisogno di essere ben esplorata per poter essere compresa e portata nella

 vita di tutti i giorni. A cosa serve la gioia? Fondamentalmente a nulla. È l'esistere

 che si manifesta. Esplorare la fonte porta con sé un grande vantaggio. Nel 

momento in cui si è sperimentato profondamente che ogni emozione dolorosa

 riconduce alla gioia, allora accade che difronte ad un altro essere umano non si

 ha più bisogno di difendersi e neppure di fronte a se stessi. Abbiamo spesso

 paura delle emozioni degli altri perché sono un riflesso delle nostre parti 

inesplorate, parliamo di “energie negative” o di essere invasi, oppure abbiamo

 una reale sensazione fisica di stanchezza a contatto di chi attraversa qualcosa 

di difficile. La liberazione accade quando non vi è più alcun dubbio sulla gioia, 

essa è presente, come una realtà indiscutibile quanto ordinaria. A quel punto

qualsiasi emozione personale, o di altri, diventa un suono che si accorda al

 diapason profondo del corpo. Come si può temere il dolore, la rabbia, la paura

 quando si è sperimentato che sono emanazioni prodotte dalla gioia ? Quando si 

è scoperto che la musica è un insieme di suoni infinitamente composti che 

sempre parlano del silenzio?