Où que vous alliez,
répandez l'amour. Commencez par votre maison : aimez vos enfants,
votre épouse ou votre époux, vos voisins...Que nul jamais ne vous
approche sans repartir plus heureux.
Mère Teresa
Dovunque voi andiate
spandete amore. Cominciate dalla vostra casa: amate i vostri figli,
la vostra sposa o sposo, i vostri vicini.... Che niente vi avvicini
senza ripartire più felice.
Madre Teresa
Dove comincia il
corpo, dove finisce? Corrisponde all'immagine mentale che ne
ho, oppure è
diverso? Di cosa è costituito? Qual'è il suo confine? Non so
rispondere a tutte le domande, l'unica risposta certa viene da
dentro, da un
sentire intimo e vasto prodotto dalla percezione
fisica che nasce dalla
profondità. Io credo che il corpo sia gioia,
la sua forma indissolubile, costante,
infinita, è la gioia. Questo
sentimento non corrisponde all'euforia quanto piuttosto
ad un
intimità cosciente che appare qualche volta durante gli atti
d'amore privi
di paura. Non è una gioia monocorde che rotola in sé
stessa restando
auto-referenziale, è piuttosto un diapason al quale
si accordano gli eventi della
vita e le emozioni che li accompagnano.
Il corpo di gioia non è esclusivo, ma
inclusivo, questo è ciò che
permette che il dolore percepito da un altro essere
umano venga
riconosciuto. Aggiungerei che senza il riferimento a questo
diapason
nessun emozione può essere veramente percepita, noi esseri umani,
impariamo grazie a dei riferimenti, ciò significa che una variabile
diversa dello
stessa “onda” viene accolta grazie ad un
materiale già presente che
permette l'identificazione. In parole
semplici, si può dire che la gioia è una sorta
di cartina tornasole
per tutte le altre emozioni prodotte nel corpo, essa è
presente nel
dolore, nella rabbia, nella paura, è la base profondissima e
segreta
racchiusa in ogni manifestazione emotiva. Con la parola
“segreta” non intendo
parlare di nulla di inarrivabile, quanto piuttosto di un'esperienza che
ha bisogno di essere
ben esplorata per poter essere compresa e portata nella
vita di tutti
i giorni. A cosa serve la gioia? Fondamentalmente a nulla. È
l'esistere
che si manifesta. Esplorare la fonte porta con sé un
grande vantaggio. Nel
momento in cui si è sperimentato
profondamente che ogni emozione dolorosa
riconduce alla gioia, allora
accade che difronte ad un altro essere umano non si
ha più bisogno
di difendersi e neppure di fronte a se stessi. Abbiamo spesso
paura
delle emozioni degli altri perché sono un riflesso delle nostre
parti
inesplorate, parliamo di “energie negative” o di essere
invasi, oppure abbiamo
una reale sensazione fisica di stanchezza a
contatto di chi attraversa qualcosa
di difficile. La liberazione
accade quando non vi è più alcun dubbio sulla gioia,
essa è
presente, come una realtà indiscutibile quanto ordinaria. A quel
punto
qualsiasi emozione personale, o di altri, diventa un suono che
si accorda al
diapason profondo del corpo. Come si può temere il
dolore, la rabbia, la paura
quando si è sperimentato che sono
emanazioni prodotte dalla gioia ? Quando si
è scoperto che la musica
è un insieme di suoni infinitamente composti che
sempre parlano del
silenzio?