Ci hanno insegnato che la felicità è diritta, una linea precisa che arriva al centro
dell'obbiettivo e ripaga della fatica. Viviamo seguendo impulsi, azioni e mete, la
felicità ci appare come un dopo, un domani, un "quando avrò realizzato". La casa
dell'obbiettivo e ripaga della fatica. Viviamo seguendo impulsi, azioni e mete, la
felicità ci appare come un dopo, un domani, un "quando avrò realizzato". La casa
che verrà finalmente acquistata, il figlio nato, il matrimonio, il successo
professionale, il centro è davanti a noi, meta spostata, erronea, ironica. Nel nostro
andare non ci accorgiamo che abbiamo spostato la felicità fuori di noi, ma non è il
bersaglio che ci farà gioire, è il desiderio che muove il corpo che dà gioia,
adesso, non dopo. Essere felici ora, vuol dire riconoscere l'obbiettivo per quello che
è: un guscio vuoto in cui proietto la pienezza che già mi abita. Se osservo ciò che
accade quando sono profondamente rilassata, mi accorgo che il movimento è nel
corpo, una specie di euforia, un'intensità, un godimento disteso che si propaga a
onde nell'istante.. non ho bisogno di nulla.. sono nella pienezza. Normalmente, se
non ho una vita allenata al sentire, tale pace accade raramente, magari succede
dopo sedute di yoga e meditazione o negli incontri d'amore appaganti, ma ecco che
quando usciamo dallo stato di grazia arriva una contrazione che quasi sempre è