mercoledì 9 luglio 2014

Oltremodo scomodo





Lavoro con le persone da più di vent'anni, ho una laurea ed un master post universitario, mi confronto costantemente con i miei colleghi per evitare un approccio professionale auto-referenziale, sono docente d'alta formazione, affino le tecniche che applico giorno dopo giorno, eppure ho la convinzione profonda che tutto questo sapere sia uno specchietto per le allodole perché ciò che permette la svolta ha poco a che fare con l'approccio tecnico-psicologico. So che quanto sto per scrivere irriterà più di un collega, ma sento necessario per me stessa e per chi mi contatta per motivi professionali, spiegare il più chiaramente possibile ciò che sopra ho accennato. Credo che nella crescita umana ci siano diversi stadi:

  • l'anestesia emozionale e di pensiero
  • l'accorgersi che qualcosa non va
  • il cercare di comprendere cosa sta accadendo
  • Il rendersi conto che capire non salva dall'impatto con le emozioni
  • il franare





Non voglio parlare dei primi stadi, chiunque stia cercando di fare qualcosa per sé stesso e per la propria vita, da solo o con l'aiuto di qualcuno, sa di cosa sto parlando. Mi vorrei concentrare sul “franare.” Esiste un momento nei tanti percorsi di crescita, in cui ci accorgiamo che la tecnica non funziona più, che l'analisi che mi ha fatto comprendere come agisco diventa una struttura priva di senso, in cui l'emozione insopportabile che mi ha portato nel percorso è di nuovo tra le mie mani, esattamente come all'inizio del cammino. Sono istanti preziosi, in cui un sano dubbio s'insinua nella necessità di risolvere. Cosa sta veramente accadendo? Qual'è il punto di cambiamento? E' la tecnica che non funziona più, oppure è qualcos'altro? E' un momento capitale, uno dei più preziosi. La struttura psicologica è come il tronco di un albero, può subire piccole modificazioni, ma un albero non può diventare un filo d'erba. Fino alla fine dei nostri giorni saremo esattamente quell'albero, con quelle precise caratteristiche, l'evidenza delle cose può farmi  integrare la banalità del reale: non posso più nulla, né contro, né per me stesso. La guarigione s'insinua quando finalmente lascio andare ogni pretesa su come sono e chi sono, quando ho esplorato così tanto il mio paradigma psico-emotivo da comprendere che non né uscirò mai. L'analisi è senza fine, la tecnica, anche la più avanzata, riporta in luce lo stesso punto iniziale. Di fronte a tale sconcerto ecco che forse avrò finalmente il coraggio e la possibilità di essere in faccia all'emozione da cui si sta fuggendo, la lascerò finalmente respirare, esprimersi, le permetterò di condurmi all'integrazione della mia umanità. Sono ciò che sono, senza più alcun impulso di modificazione, nascondimento, miglioramento. L'adesione alla mia umanità conduce a “franare.”

Se io non posso nulla per me stesso, allora forse è il caso di mettere da parte la piccola volontà ed accorgermi che qualcos'altro sta agendo, qualcosa che non so definire, né con le emozioni, né con le parole. E' una vibrazione che si manifesta delicatamente nel sentire, un senso di pace, di gioia, di libertà. Dove termina la mia volontà, inizia uno spazio vitale in cui abbandonarmi al mistero che mi fa essere esattamente come sono. Guardando indietro comprendo che ogni avvenimento della mia vita è stato funzionale al cedere, al ritornare “stupidi,” cioè senza necessità di dare spiegazioni illuminanti sui fatti della mia e altrui vita. Non ho più bisogno di comprendere, perché inizio a risuonare con ciò che accade e con gli altri e questo è infinitamente più piacevole e creativo.Dunque, ritornando alla mia professione, posso dire con tranquillità che ho sufficiente esperienza per usare le tecniche che mi vengono richieste con precisione e competenza, ma se mi contattate sappiate che non sarà questo il motore del percorso e non perché io abbia qualche elemento geniale da proporre, ma perché c'è sempre sufficiente spazio vuoto per sentire ciò che si è, per rischiare di essere in comunicazione senza letture psicologiche e questo, a volte, è oltremodo scomodo ed insopportabile.