lunedì 24 giugno 2013


scultura di Mauro Franchi



In questo post desidero liberarmi dal vestito di dottoressa e scrivere come donna che desidera condividere il proprio percorso più personale. Scrivendo queste parole penso sopratutto alle donne perché impellente e necessaria è la spinta del femminile in questo secolo. Non sto a fare un'analisi storica o psicologica della condizione femminile, ma è chiaro che mai come in questi anni la donna ha la possibilità e la coscienza di scoprire la propria parte mancante, che non è un principe azzurro, ma una primordiale intensità presente nella sua sessualità. Esiste un filo antico e mai del tutto spezzato che continua nel tempo nonostante secoli di d'annientamento, di disordine, d'adattamenti obbrobriosi, mai come ora si ha l'occasione di valorizzare ciò che è tipico del femminile, di portare alla luce la coscienza ancestrale che passa attraverso il corpo restituito all'eros. Si perché eros e corpo sono tutt'uno ed entrambi sono superati da se stessi. Corpo ed erotismo sono l'incarnazione dell'amore e nello stesso tempo non sono che strumenti perché ricordiamoci che è il corpo ad essere messo in risonanza dall'intensità dell'esistenza, il contrario non esiste. Eros e agape sono uno intrecciato all'altro, solo la mente può dividerli, ma per il corpo sono la stessa cosa. Non c'è in questo post nessuna avversione verso il maschile, anzi, l'uomo è la controparte esaltante di eros, ma credo che ci sia un'urgenza tutta femminile di riscoprire la propria ombra sepolta da secoli di convenzioni e adattamenti, la parte oscura del femminile è sempre istintiva, erotica e aggiungerei una parola che fa paura: potente. E' l'intuizione di tale potenza che ha provocato e provoca la violenza, la paura, la banalizzazione da parte di entrambi i generi. Ciò che è potente viene temuto se è sconosciuto, l'unica via è portare alla luce e condividere. E' una grande opportunità scoprirsi donna tra altre donne, diventare consapevoli attraverso lo specchio, e poi aprire al maschile portando in dono la coscienza, mettendo in gioco ciò che forse c'è di più prezioso, un corpo erotico che supera se stesso e s'annienta nella gioia.